Spunti, buone pratiche, riflessioni e strumenti utili per chiunque si occupi di fundraising e lavori insieme ai Board.
Che nel fundraising la fiducia, l’etica, la reputazione siano asset imprescindibili è cosa nota a tutti (dovrebbero essere parole chiave patrimonio dell’umanità, a dire il vero, ma limitiamoci qui a parlare di quello che su cui possiamo intervenire più concretamente).
Il capitale intangibile è quello che passa spesso inosservato, che si dà per scontato, un “a priori” che non richiede di essere comunicato.
Sappiamo bene, invece, quanto sia necessario raccontare chi siamo, come facciamo le cose, in che modo “funzioniamo” come organizzazione e quali principi e valori ci ispirano; non necessariamente a fini comparativi, ma “solo” per esprimere la nostra visione del mondo e creare adesione intorno ad essa.
Questo vale a maggior ragione per chi, come i fundraiser e le organizzazioni nonprofit, dovrebbe fare della trasparenza e dell’etica uno stile di condotta permanente.
Su questo blog ci occupiamo di governance delle organizzazioni. Cioé le persone che, sui temi dell’etica e della trasparenza, ci mettono letteralmente la faccia, rappresentando l’organizzazione e la sua missione, i valori che promuove, il modo di interpretarli.
È l’approccio proattivo al “tema” che ci ha convinto profondamente nell’essere tra i media partner dell’iniziativa “la coccarda per gli enti nonprofit” promossa recentemente da ASSIF e Italia Nonprofit.
Ricorderete, forse, la campagna “Io non lavoro a percentuale” promossa da Assif ormai diversi anni fa.
All’epoca ricordo che era un tema fortemente attuale nel mio quotidiano.
Mi accadeva spesso di sentirmi chiedere se il mio compenso fosse a percentuale e di dover spiegare ogni volta perché non lo fosse. Di confrontarmi con reazioni stupite – ma il rappresentante che vende i prodotti dell’azienda PincoPallino viene normalmente retribuito in questo modo, non c’è nulla di male – e mancanza di informazioni su cosa fosse il fundraising e perché non potesse essere assimilato ad altri lavori (con punti di tangenza, ma non uguali e, soprattutto, basati su presupposti completamente diversi).
Di lavorare con i Board alla costruzione dei piani strategici e “negoziare” stanziamenti di budget per l’inserimento di fundraiser che prevedessero una retribuzione fissa, condizioni di lavoro almeno accettabili (nel senso di “prendibili in considerazione” dal potenziale candidato) e un ambiente pronto a ricevere gli scombussolamenti (positivi … ma questo sarà evidente solo dopo qualche tempo!) che un fundraiser di solito genera entrando in organizzazione.
Ormai da qualche anno non accade quasi più (ma le eccezioni ci sono) di sentire certe affermazioni riferite a me o a noi, però sono assolutamente cosciente del fatto che sia un tema “caldo”.
E allora ben venga l’iniziativa che premia chi sposa il profilo etico che deve caratterizzare la professione del fundraising.
Perché significa riconoscerne le peculiarità, l’importanza e la funzione strategica e, in ultima analisi, interpretarne correttamente le caratteristiche.
Le organizzazioni – i Board, in primis – non possono chiamarsi fuori dalla questione, perché è (anche) da questo che passa l’evoluzione del settore nonprofit, la professionalizzazione dei fundraiser, l’opportunità di una strutturazione sostenibile nel tempo.
Al link indicati sopra trovate tutte le informazioni sull’iniziativa: date un’occhiata e promuovetela, parlatene, se siete una organizzazione nonprofit o un suo consigliere o presidente promuovetela all’interno dell’organizzazione per chiedere di aderirvi e garantire, così, la qualità del vostro fundraising e dell’organizzazione tutta.
Spunti, buone pratiche, riflessioni e strumenti utili per chiunque si occupi di fundraising e lavori insieme ai Board.